Operator e Assistant: l’AI ci ruberà davvero il lavoro?
L’AI, con Operator e Assistant, sta rivoluzionando il lavoro: ci sostituirà o ci lavoreremo insieme?
MARKETING EMOZIONALE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE.
Alessandro Ghisalberti
1/24/20252 min leggere


Negli ultimi giorni, OpenAI e Perplexity hanno presentato due innovazioni che potrebbero cambiare il modo in cui lavoriamo: Operator e Assistant. Questi strumenti di intelligenza artificiale (AI) non si limitano a rispondere a domande o svolgere compiti semplici; sono progettati per agire, prendere iniziative e portare a termine compiti complessi, spesso in autonomia. E questo ci porta a una domanda cruciale: stiamo per essere sostituiti dalle macchine?
Due agenti, una rivoluzione
Operator di OpenAI è un agente capace di utilizzare mouse e tastiera come farebbe un essere umano, automatizzando operazioni su computer e software. Immaginate un assistente virtuale che può compilare documenti, navigare tra applicazioni e persino svolgere mansioni complesse senza bisogno del nostro intervento.
Assistant di Perplexity, invece, punta sull’interazione mobile: un agente in grado di combinare ricerca, ragionamento e azioni per svolgere task di ogni genere, dal trovare soluzioni ai problemi al prendere decisioni basate su dati. Due approcci diversi, ma con un obiettivo comune: aumentare l’autonomia dell’AI.
Ma allora, ci ruberanno il lavoro?
Questa è una domanda legittima. L’intelligenza artificiale sta diventando sempre più brava a fare quello che fino a ieri era esclusivamente compito nostro. Professioni come segretari, contabili, operatori di customer service e persino analisti potrebbero essere le prime a subire l’impatto di questa trasformazione. Quando un agente AI può compilare report, gestire scadenze o rispondere a domande in tempo reale, che ruolo rimane all’essere umano?
Eppure, c’è qualcosa che le macchine non possono replicare: il pensiero critico, la capacità di risolvere problemi in modo creativo e, soprattutto, l’empatia. Questi sono i tratti che ci distinguono e che saranno sempre richiesti, anche in un mondo dove l’AI svolge una parte crescente del lavoro.
Adattarsi per prosperare
La chiave non è combattere contro l’AI, ma imparare a conviverci. Dobbiamo smettere di considerare queste tecnologie come nemiche e iniziare a vederle come strumenti che possono ampliare le nostre capacità. Per esempio, un operatore logistico potrebbe usare l’AI per gestire spedizioni e ottimizzare percorsi, concentrandosi invece su come migliorare i servizi per i clienti. Un medico potrebbe delegare all’AI l’analisi di dati clinici, lasciando più tempo per l’ascolto e la cura dei pazienti.
Il futuro del lavoro
Non dobbiamo dimenticare che ogni rivoluzione tecnologica ha portato a cambiamenti, ma anche a nuove opportunità. Durante la rivoluzione industriale, le macchine hanno sostituito molte attività manuali, ma hanno anche creato nuove industrie e mestieri. Lo stesso vale per l’AI: ci sono lavori che scompariranno, ma ne nasceranno altri, più incentrati sulle competenze umane.
Riflettere sul nostro ruolo
In definitiva, l’AI non è solo una sfida tecnologica, ma una sfida umana. Ci costringe a ripensare il nostro ruolo nel mondo del lavoro e a valorizzare le capacità che ci rendono unici. Quindi, la domanda non è tanto se l’AI ci sostituirà, ma come possiamo evolverci per collaborare con essa.
E tu, come immagini il futuro del lavoro? Vedi l’AI come un’opportunità o una minaccia? Raccontamelo nei commenti: sono curioso di conoscere la tua opinione.